Il presidente, Luigi Antonio Catelli, pronuncia la sentenza alle 15,06: la Corte d’assise d’appello dell’Aquila condanna a 17 anni e 6 mesi di reclusione Vito Pagano, 29 anni, responsabile nella notte del 14 agosto 2012 dell’omicidio della sua vicina di casa, Albina Paganelli, 68 anni, uccisa con 18 coltellate nella sua abitazione di via Fedro, a San Salvo. Rispetto alla sentenza di primo grado del Tribunale monocratico di Vasto, i due magistrati togati e i sei giudici popolari hanno emesso un verdetto più pesante nei confronti dell’imputato: due anni in più.
La Procura di Vasto, rappresentata dal pm Enrica Medori, aveva adito alla Cassazione per ottenere una rimodulazione della pena, ritenuta troppo bassa dalla pubblica accusa, mentre le parti offese si erano appellate ai giudici di secondo grado contro l’assoluzione dal reato di calunnia ai danni del rumeno Gelu Chelmus e del sansalvese Giovanni Giuliano, i cui nomi furono indicati dall’imputato nei primi interrogatori. La magistratura vastese, però, accertò subito la mancanza di riscontri a carico di entrambi. Questi ultimi, tramite i loro avvocati, Andrea Chierchia, Giuseppe Piserchia e Marisa Berarducci, avevano fatto ricorso per chiedere che fosse riconosciuta anche la calunnia. Entrambe le istanze erano state riunificate dalla Cassazione in un unico processo, che si è svolto oggi in Corte d’assise d’appello.
“La pena è stata accresciuta”, affermano gli avvocati Antonino e Giovanni Cerella, che rappresentano Valentino Paganelli, fratello della vittima, e la figlia della donna assassinata due anni fa alla vigilia di Ferragosto, “perché è stata riconosciuta la piena capacità d’intendere e di volere anche in merito al reato di calunnia“. Pagano dovrà risarcire il danno, da quantificarsi in un successivo processo civile, che si svolgerà a Vasto.