Sono arrivato a L’Aquila ieri pomeriggio, dopo aver passato un paio di settimane a Vasto a casa dei miei. Come ogni anno, ci tengo a partecipare alla Perdonanza Celestiniana, che si svolge sempre nell’ultima settimana di Agosto. Arrivo a casa nuova, in Via Fortebraccio 63, a pochi passi dalla Basilica di San Bernardino. In centro storico.
Ieri notte non riuscivo a prendere sonno. Mi succede spesso quando sono in un luogo ‘nuovo’, pertanto non lo imputo ad un improbabile ‘sesto senso’. Quando inizia la scossa sono in dormiveglia. Dal primo secondo percepisco la portata rilevante dello scuotimento. La stanza balla vistosamente per una ventina di secondi, forse più. Ma non c’è quel tremendo boato e quella devastante accelerazione che vivemmo il 6 aprile 2009. La scossa dura comunque molto. Mi sale subito il dubbio che l’epicentro non sia L’Aquila.
Mi alzo dal letto con il terremoto in fase di conclusione. Mi vesto immediatamente. Su Facebook leggo di scossa percepita in ogni angolo d’Abruzzo – compresa Vasto – e anche nelle altre regioni limitrofe. Capisco che è accaduto qualcosa di terribile in qualche area poco distante dall’Aquila.
Il mio pensiero va subito alla Maiella, in particolare al versante aquilano, devastato dal terremoto del 1706: in Valle Peligna, tra l’altro, ho moltissimi amici e compagni. Come seconda ipotesi penso ai Monti Reatini, e quindi la zona di Montereale, Posta, Borbona, Cittaducale, Amatrice, oltre alla diga di Campotosto: una zona altamente sismica, distrutta nel violento terremoto del 14 e 16 gennaio 1703. La distanza temporale rende entrambi altamente probabili.
Nemmeno il tempo di pensare a tutto ciò che mi arrivano le prime notizie. La prima news dice Perugia 6.5, poi Rieti 5.5. Capisco che la seconda ipotesi è molto probabilmente quella vicina al vero.
Preparo lo zaino ed esco. Mentre scendo le scale comincio a rendermi conto. Sono le 3:45 circa. Ancora quell’orario, ancora un terremoto. Sette anni e quattro mesi dopo. Tutto ciò che si è vissuto riaffiora da un abisso: ristagna ogni giorno della nostra vita sul fondale, ma ci mette poche decine di secondi a riemergere. Con tutta la sua violenza. Viene a prendermi il mio grande amico Fabio Cortelli. In macchina accendiamo la radio. Piano piano l’epicentro e la magnitudo diventano più chiari: zona Amatrice/Accumoli, 6.0.
Accumoli: il pensiero va immediatamente a Serena. Alessandra mi dice che è salva. La chiamo. Mi dice che lei e i suoi cari sono tutti salvi, ma il paese è distrutto. Provo a farle coraggio, nonostante mi renda subito conto che conteranno morti. Molti morti.
L’Appennino italiano, tutto fortemente sismico, registra un altro disastro, il quarto negli ultimi 20 anni: Colfiorito 1997, San Giuliano di Puglia 2002, L’Aquila 2009, Accumoli/Amatrice 2016. Una sequenza simile si è verificata tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, di cui magari proverò a fare un approfondimento nelle prossime ore/giorni.
Ora serve solo aiutare, in tutti i modi possibili con lucidità e criterio.
Roberto Naccarella
Roberto, 31 anni, studente universitario a L’Aquila nel 2009. Oggi lavora nel capoluogo di Regione.