Nemmeno il tempo di ‘assorbire’ il dramma di Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto che torniamo a tremare. Doppiamente, come spesso accade nei terremoti umbromarchigiani, dove frequentemente la seconda scossa si rivela più forte della prima (già di magnitudo significativa). Era accaduto anche nel 1997: allora la zona interessata era un po’ più ad Ovest (Serravalle di Chienti), stavolta siamo al confine tra le province di Macerata e Perugia, in quell’area che comprende i comuni di Castelsantangelo sul Nera, Visso e Ussita.
Ieri sera, qui a L’Aquila, abbiamo percepito subito la seconda scossa più intensa e più lunga della precedente [LEGGI]. Immaginavo, pertanto, una magnitudo vicino al 6, visto che la prima era stata di 5.4. Immaginavo anche uno scenario più pesante: invece nessuna vittima per i crolli, solo una indiretta (infarto). Evidentemente dopo la prima scossa nessuno ha avuto l’ardire di rientrare in casa.
Chiaramente le immagini che giungono dai luoghi colpiti fanno ugualmente tanto, tanto male. Personalmente, la sofferenza maggiore l’ho avuta guardando le foto delle abitazioni di Camerino. Quando il sisma violentò con tutta la sua furia la città dell’Aquila e il suo territorio, io avevo 24 anni e mi ero da poco iscritto alla Magistrale di Filosofia e Comunicazione. Pertanto ho vissuto il terremoto e il post-terremoto da studente universitario: ecco perchè il mio pensiero è andato subito a tutti gli studenti e a tutte le studentesse (tra cui molti miei concittadini e più in generale tanti abruzzesi) dello storico Ateneo di Camerino, meravigliosa località universitaria.
Cosa faccio ora? Torno nella mia città e faccio il pendolare? Oppure casa mia sarà dichiarata agibile e potrò rientrarci? Ma non avrò paura a rientrarci? E le lezioni dove si svolgeranno? Potremo fruire ancora delle strutture? Dove farò gli esami? Dove mi laureerò? Immagino siano queste le domande che si staranno ponendo gli studenti e le studentesse Unicam.
Vedere interrotta – seppure momentaneamente – la propria esperienza universitaria a causa di un evento di tale portata è qualcosa di molto difficile da gestire. Noi abbiamo vissuto una situazione drammaticamente molto peggiore, dato che la devastazione fu capillare e il prezzo pagato in termini di vite umane fu pesantissimo (55 vittime su 309 erano, per l’appunto, studenti e studentesse Univaq): ma ricordo sempre con emozione e orgoglio come già il 7 aprile 2009, il giorno dopo la scossa distruttiva, il primo ente a rimettersi in piedi e a ripartire con coraggio e grinta fu proprio l’Università, che adibì l’atrio di Coppito 1 a propria base operativa.
Sono sicuro che sarà così anche in questo caso. Dico questo perchè la mia ultima (e unica) visita a Camerino è datata 31 marzo 2016, all’incirca sette mesi fa. Mi recai lì perchè ricevetti l’invito a partecipare ad un’interessantissima iniziativa sull’Università italiana e sulla condizione studentesca dal rettore dell’Ateneo, Flavio Corradini, con cui ho costruito un rapporto di profonda stima nel periodo in cui svolgevo la mia mansione di redattore con Uninews24. Ho avuto il piacere di visitare Camerino e la sua Università insieme a due grandi compagni e amici: Andrea Fiorini, all’epoca presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), e il collega Marco Viola, della redazione di ROARS e ai tempi mia graditissima spalla sempre con Uninews24.
Due giorni che ci hanno permesso di approfondire e apprezzare l’ottimo lavoro di Corradini e del suo staff, e che ricordiamo sempre con enorme piacere e un pizzico di nostalgia. Ecco perchè penso che, nonostante l’evento sismico, gli studenti dell’Ateneo camerte siano fortunati: sono certo che il prof. Corradini e tutta la comunità accademica sapranno affrontare la difficoltà nel migliore dei modi, ripartendo subito con lo stesso entusiasmo che ho riscontrato qualche mese fa. Nel 2009 lo slogan scelto dall’Univaq fu “Io non crollo”: l’Università di Camerino ne ha scelto uno molto simile, ma ancora più significativo: #ilfuturononcrolla.
No, non crollerà. Coraggio, ragazze e ragazzi.
Roberto Naccarella