In Abruzzo e in Molise “è sotto la soglia di una condizione di vivibilità un quarto delle famiglie, pari a più di 80 mila persone, mentre in alcune aree la disoccupazione giovanile, come abbiamo visto, ha quasi raggiunto il 60%. Le famiglie con figli sono sempre più a rischio povertà ed esclusione sociale”. E’ l’arcivescovo di Chieti-Vasto e presidente della Ceam (Conferenza episcopale abruzzese-molisana), Bruno Forte, a lanciare l’allarme. Lo fa nella relazione conclusiva del convegno sul tema Sognate anche voi questa Chiesa, che vede la partecipazione a Montevilvano degli undici vescovi dell’Abruzzo e del Molise e 300 delegati provenienti da tutte le realtà del territorio. Gli interventi finali sono affidati, oltre che al presule, anche ai sociologi Attilio Danese e Paola Di Nicola.
“Evangelizzare, accompagnare e integrare – scandisce monsignor Forte – sono i tre verbi chiave da tener presente e tradurre in realtà per sostenere la famiglia oggi. In una società dove vige la cultura del provvisorio, occorre proporre in tutte le forme e occasioni il messaggio che la famiglia rappresenta una risorsa e non un problema. È dunque necessario accompagnare i giovani che si preparano al matrimonio e nello stesso tempo accogliere le famiglie, anche quelle ‘ferite’. Nelle due regioni analizzate, considerando anche gli immigrati, è sotto la soglia di una condizione di vivibilità un quarto delle famiglie, pari a più di 80 mila persone, mentre in alcune aree la disoccupazione giovanile, come abbiamo visto, ha quasi raggiunto il 60%. Le famiglie con figli sono sempre più a rischio povertà ed esclusione sociale. Il tasso sale al 48,3% per le coppie con tre o più figli rispetto al 39,4% dell’anno scorso e raggiunge il 51,2% se si tratta di minorenni. In particolare per le persone che vivono in coppia con almeno tre figli l’impossibilità di far fronte a una spesa imprevista di almeno 800 euro è passata dal 48,1% al 52.8%, mentre la quota di chi è in arretrato con mutui, prestiti o bollette passa dal 21,7% del 2014 al 30,4% del 2016″.
“Ascoltare, provocare e coinvolgersi – prosegue il presidente della Ceam – sono invece i verbi che vanno messi in atto con i giovani che chiedono di essere ascoltati, senza pregiudizi e senza paure. I giovani non vogliono maestri che insegnino dall’alto di una cattedra, ma testimoni che li affianchino o li precedano in maniera convincente. I giovani, anche in Abruzzo e Molise, restano ‘figli’ sempre più a lungo: quattro giovani su dieci tra i 25 e 34 anni, vivono ancora nella famiglia d’origine; il 45% dichiara di restare in famiglia perché non ha un lavoro o non può mantenersi autonomamente; la disoccupazione giovanile e il precariato risultano essere il dramma più grande che oramai vivono tutte le famiglie. La mancanza di lavoro è un problema reale, anzi, è il problema in questo momento, che colpisce la maggior parte delle famiglie, sviluppando una nuova povertà. C’è una forte mobilità, un forte precariato, un lavoro nero o sottopagato, che genera un’instabilità psicologica e relazionale delle persone, rendendo più difficile il pensare a prospettive per il futuro, come formare una famiglia. Il paradigma del lavoro come impiego si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica che coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione”.
“Conoscere, personalizzare, condividere – ha sottolineato – queste le scelte da fare riguardo ai poveri. Ci sono povertà fisiche e povertà spirituali, povertà materiali e povertà culturali. Ci sono poveri fra i giovani e gli adulti, fra i bambini e gli anziani. Occorre poi personalizzare, mettere al centro la persona, nella piena consapevolezza che il povero non è un oggetto né tanto meno un sacco da riempire, ma una persona umana, da rispettare, promuovere, amare”.