“Non mi sento un omicida. Rifarei tutto quello che ho fatto. In piena emergenza ho gestito la situazione con tutte le mie forze e anche di più. Se avessi avuto la sfera di cristallo non staremmo qui a parlarne”. Sente di avere la coscienza pulita il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, indagato insieme ad altre cinque persone per la tragedia dell’hotel Rigopiano con le ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.
Il 18 gennaio la valanga che ha travolto il resort con 40 persone dentro. Undici sono state salvate dai soccorritori, altre 29 sono morte. La Procura di Pescara indaga per individuare le responsabilità.
Per Lacchetta, le accuse “pesano sulla coscienza e proprio per questo sto lavorando con i miei legali perché voglio dimostrare la mia innocenza. La vicenda apre la visione su un sistema che non funziona, frutto dei tagli agli enti locali e della situazione di amministratori e sindaci, che hanno pochi poteri e tante responsabilità”.
Il primo cittadino di Farindola sottolinea che, nella stessa zona, “c’erano persone, anziani, bambini e disabili bloccati in casa. L’albergo non era un’emergenza specifica, ma rientrava nell’emergenza complessiva. Il fatto di essere indagato ha il valore procedurale di un atto dovuto per il ruolo che ricopro. È anche una garanzia per me che mi consentirà di dimostrare la mia innocenza. È giusto che gli inquirenti facciano le dovute indagini e che emerga la verità su questa tragedia. Mi aspettavo da mesi l’avviso di garanzia e ora è arrivato. Su quale base avrei dovuto chiudere l’hotel Rigopiano? In assenza di elementi oggettivi non è che un sindaco si sveglia e decide di chiudere una struttura. Avrei evacuato l’albergo se la Provincia mi avesse detto di non essere in grado di gestire la viabilità. La strada non potevo essere io a chiuderla, perché è di giurisdizione provinciale, non di mia competenza. Avrei dovuto emettere un’ordinanza di sgombero? Non esiste una Carta delle valanghe, che la Regione avrebbe dovuto fare. Come sindaco non ho avuto nessuna indicazione sui siti valanghivi. Avrei dovuto evacuare l’intero paese, perché tutto il territorio era nelle stesse condizioni”.
Infine, sulla mancata lettura del bollettino Meteomont, che aveva innalzato il rischio valanghe da 2 a 4 in quella zona, Lacchetta replica: “I bollettini non sono stati trasmessi, al di là della ricezione o meno e, in ogni caso, quella è una previsione su larga scala. Qui siamo in montagna, Farindola è piena di situazioni a rischio. Senza una Carta delle valanghe come faccio a sapere quali sono i pericoli?”.