“Abbiamo chiesto tre cose. La recinzione, che abbiamo ottenuto. Una bonifica rapida e la possibilità di supervisionare al recupero degli oggetti. Intanto proseguiremo con le ronde nei fine settimana per accertare che non venga violata la recinzione”, dice asll’Ansa Gianluca Tanda, fratello di Marco, il 25enne marchigiano morto sotto le macerie dell’hotel Rigopiano insieme alla sua fidanzata, Jessica Tinari, 24 anni, di Vasto.
Ieri, a cinque mesi dalla valanga che ha travolto il resort di Farindola, oltre 100 persone hanno marciato dal rifugio Baita della Sceriffa fino all’area su cui, il 18 gennaio, si è abbattuta la slavina. Centocinquanta giorni dopo, i familiari delle vittime hanno deposto 29 mazzi di fiori, uno per ogni vita spezzata sotto neve e detriti.
L’area dell’hotel, dopo le richieste del Comitato vittime di Rigopiano, che riunisce i familiari, nei giorni scorsi è stata recintata con reti per cantieri. Posizionati cartelli sulla recinzione in cui i parenti delle vittime chiedono ai turisti di non oltrepassare il perimetro, evitanto selfie e turismo macabro.