Un piccolo comune che lancia un appello, i volontari, tantissimi, che accorrono da tutta la regione. È la storia nella storia di questi drammatici giorni che hanno segnato in modo indelebile il Parco Nazionale della Majella consegnando alle cronache una nota lieta in due settimane di cenere e carbone. È la storia che in questi giorni è stata scritta a Roccacasale, piccolo borgo di poco più di 700 anime nella provincia dell’Aquila.
CORSA CONTRO IL TEMPO – Il fuoco che ha devastato il Monte Morrone si sta avvicinando pericolosamente rendendo necessaria una linea tagliafuoco nel bosco; il centro abitato è circondato dalla vegetazione, il rischio per le case è altissimo. Un’opera non semplice contro la quale inizialmente sembrano accanirsi anche altri ostacoli: nonostante le autorizzazioni dal Parco, la Forestale blocca l’opera, dove non arriva il fuoco, riesce (quasi) la burocrazia.
Le persone al lavoro sono poche, parte l’appello del Comune rilanciato da comitati e associazioni (AltreMenti, H2O Abruzzo, Brigate di solidarietà attiva, Stazione Ornitologica Abruzzese, Dalla Parte dell’Orso, Comitato 3e32). Arrivano così sul fronte dei lavori decine di volontari da tutto l’Abruzzo (sommandosi ai vari gruppi di protezione civile impegnati nelle operazioni di monitoraggio, presidio notturno ecc.). Ieri erano circa 150, con un occhio rivolto verso il fronte di fuoco in lontananza.
VOLONTARIO E GIORNALISTA – In questa storia di solidarietà emerge il ruolo di Savino Monterisi, giovane giornalista di Sulmona (originario di Pratola Peligna) che inizialmente risponde all’appello per realizzare la linea tagliafuoco, per poi scoprire di essere uno dei pochi che ha la possibilità di raccontare in presa diretta attraverso la sua testata, ilgerme.it, quanto accade informando una regione intera (e non solo) sugli sviluppi dell’emergenza. Foto, articoli e dirette video (spesso affiancato dalla collega Simona Pace) si sommano portando allo scoperto la devastazione in atto.
“Sono partito perché questa è la mia montagna – racconta a zonalocale.it – Alcuni amici di mio padre sono andati e io mi sono accodato. Ero l’unico che stava sopra, ho iniziato quindi a scrivere ciò che succedeva e questo ruolo informativo è diventato il più importante“.
La penna di Savino ha contribuito a narrare l’ennesimo dramma abruzzese fuori dai confini regionali, quando ormai il Morrone già bruciava da giorni faticando – nonostante le migliaia di ettari inceneriti – a trovare posto nelle testate nazionali. Il Manifesto gli ha dato ampio spazio per raccontare i fatti della Valle Peligna.
Nella storia di Roccacasale c’è anche il malore del sindaco Enrico Pace, impegnato nei lavori. Torna alla mente quanto accaduto al primo cittadino della nostra Casalanguida, Luca Conti, solo qualche mese fa, quando l’emergenza si chiamava “neve” [L’INTERVISTA]: testimonianze del ruolo in prima linea – e spesso della solitudine istituzionale – di quegli amministratori locali tanto bistrattati, ma nolenti o volenti ultimi rappresentanti dello Stato per i propri cittadini.
Da più parti è stato invocato l’intervento dell’esercito, a Roccacasale gran parte della linea tagliafuoco è stata realizzata dai volontari, arrivati a frotte per rispondere alla chiamata al rastrello e alla sega. “Oggi siamo tra le 100 e le 150 persone – ci ha raccontato ieri Savino – Ognuno fa quello che può, c’è anche chi porta solo i viveri per i volontari. Il lavoro principale consiste nel tagliare alberi e ripulire il fondo per impedire che le fiamme attecchiscano. I mezzi non possono passare, per questo si tratta esclusivamente di un lavoro manuale“.
La realizzazione della linea tagliafuoco ha sollevato qualche dubbio su eventuali rischi idrogeologici futuri. “Adesso si deve salvare il paese dal fuoco – dice Savino – poi passata l’emergenza si passa alle operazioni di ripristino, è ovvio che non va lasciata così. Noi lo stiamo facendo per salvare le case, poi la sistemeremo”.
Oggi, con la pioggia scesa copiosa sulla zona durante la notte, l’emergenza sembra alle spalle. Quattordici giorni che difficilmente saranno dimenticati e che per certi versi sono difficili da comprendere. Per Savino Monterisi la spiegazione è semplice: “Quando hanno accorpato la Forestale ai carabinieri hanno tolto lo strumento che spegneva gli incendi boschivi. I pompieri spengono solo a terra e sopra, in montagna, andava il corpo forestale dello Stato, mentre ora non c’è più nessuno. I vigili del fuoco pretendono di spegnere tutto con i canadair”.
“Ora devo andare, già mi stanno richiamando all’ordine” scherza Savino tornando tra gli amici volontari che lo sollecitano a riprendere il lavoro. Nonostante la fase critica sembri ormai alle spalle, sarà un’altra giornata di impegno civile: Roccacasale resterà una delle poche storie da conservare e raccontare di questa estate drammatica per il cuore verde d’Abruzzo.
Una delle dirette dei giorni scorsi di Savino Monterisi e Simona Pace