Il 72% dell’Adriatico abruzzese ha un livello di pulizia eccellente. Un miglioramento dell’1% si è registrato nel 2018 rispetto all’anno precedente. “Situazione invariata, rallenta il miglioramento”, commenta l’organizzazione ambientalista Forum H2O, che diffonde i dati del Ministero della Salute [LEGGI] e dell’Arta (agenzia regionale di tutela dell’ambiente) Abruzzo [LEGGI]. I 114 tratti balneabili del litorale abruzzese, lungo 130 chilometri, sono però “ancora distanti dal dato italiano del 90%”, mentre “Grecia e Croazia sono al 96%”. Rimangono “dieci le solite situazioni critiche”.
CRISTALLINO IL 72% DEI TRATTI BALNEABILI – “Il 72% è nella classe migliore, eccellente (era il 71% lo scorso anno), il 12% nella classe buono, il 7% nella classe sufficiente e il 9% nella classe peggiore, scarsa (era addirittura il 28% nel 2014; il 9% lo scorso anno)”.
Il 72% della classe migliore – precisa il Forum H2O – può sembrare a prima vista soddisfacente ma il confronto con molte altre regioni rimane impietoso, visto che l’Agenzia Europea per l’Ambiente ricorda come in generale in Italia, considerando tutte le regioni, siamo al 90% (quindi ci sono regioni dove la situazione è ancora più rosea) e in Grecia e Croazia il 96%.
ACQUE SPORCHE: 9% – “Ancora più preoccupante la quantità di tratti in classe scarsa, che in tutta Italia rappresenta solo l’1,5% mentre in Abruzzo siamo al 9%.
Come al solito le sofferenze si concentrano a nord e a sud delle foci dei fiumi, con particolari criticità attorno ai fiumi Pescara, Tordino, Feltrino, Arielli e Foro”.
[mic_dx] “Invitiamo, come ogni anno – ammonisce l’associazione ambientalista – le amministrazioni a non rincorrere il singolo dato positivo pensando invece sul lungo periodo migliorando la classificazione (che si basa sulle analisi degli anni pregressi) con interventi sui depuratori e a comunicare tempestivamente e pro-attivamente con tutti i mezzi a disposizione le informazioni al pubblico su eventuali problemi puntuali durante la stagione. Infatti bisogna fare ancora tanto per adempiere agli obblighi di comunicazione imposti dalle norme comunitarie, che prevedono cartellonistica capillare sulla classificazione di ogni singolo tratto, possibilmente in più lingue, e comunicazione immediata e ad ampio raggio quando si riscontrano problemi sulla singola analisi (e certo non bastano le pubblicazioni sugli albi dei comuni che non vengono certo viste dai turisti”.
“Ribadiamo che le norme comunitarie per le acque scarse prevedono in generale la chiusura alla balneazione per l’intera stagione tranne nei casi in cui si prevedono azioni concrete ed efficaci di miglioramento. Poiché è evidente che, in generale, quelle abruzzesi sono situazioni conclamate, consigliamo fortemente di evitare il ping-pong di dati che fa solo male al turismo per le continue comunicazioni dei divieti che poi devono essere imposti quando arrivano dati negativi del tutto prevedibili”.