La Fondazione AIRC, da oltre 50 anni in prima linea a sostegno della ricerca oncologica, ha rafforzato il suo impegno anche in questa fase di emergenza Covid-19 con la donazione di 1 milione di euro alla Protezione Civile nazionale per tutelare i pazienti oncologici, i medici e il personale sanitario e con la divulgazione costante di informazioni puntuali per i pazienti colpiti da cancro e per le loro famiglie.
E, anche in queste ore, molti scienziati e medici sostenuti da AIRC sono impegnati in prima linea nelle corsie degli ospedali, altri hanno messo a disposizione i loro laboratori per effettuare i test necessari a identificare le persone contagiate dal virus SARS-CoV-2 e altri ancora stanno lavorando senza sosta per garantire continuità alla ricerca oncologica. Con il loro impegno quotidiano, che non si arresta neanche in questo momento così difficile per le strutture sanitarie, stanno testimoniando la passione nel portare avanti i progetti di ricerca e la necessità di non fermarsi nella battaglia contro il cancro.
Tra loro c’è la professoressa Anna Maria Teti, ricercatrice AIRC dell’Università degli Studi dell’Aquila, che guida un progetto di ricerca AIRC quinquennale focalizzato sulle caratteristiche staminali delle cellule dormienti del cancro al seno. Il focus del progetto è la comprensione dei meccanismi che inducono la dormienza nell’osso delle cellule del tumore al seno lì giunte mediante la circolazione del sangue. Queste conoscenze potranno far identificare nuovi metodi di cura del tumore al seno.
Che impatto ha avuto l’emergenza sanitaria Covid nella sua vita professionale e personale?
La mia vita professionale è continuata tramite smart working, solo con qualche piccolo disagio. La mia vita personale è stata riorganizzata, ma con un po’ di buona volontà la famiglia ha raggiunto un ottimo punto di equilibrio consentendo ad ognuno di svolgere le proprie attività con serenità. La rinuncia alla socializzazione è ancora sopportabile, nella speranza di una ripresa delle attività normali in tempi non lunghissimi. La nota positiva è la ripresa di molti contatti personali per via virtuale, i quali hanno evidenziato un grande senso di responsabilità e di rispetto reciproco.
Quale impatto ha avuto sullo svolgimento dei progetti di ricerca e come lo state gestendo?
L’emergenza ha interrotto completamente tutte le nostre attività sperimentali, anche quelle in corso, costringendoci a chiudere il laboratorio, il cui accesso è attualmente impedito a tutti i dottorandi e borsisti, mentre resta possibile, con scaglionamento, a singoli ricercatori strutturati ma solo per rapidi controlli dello stabulario e delle attrezzatura collegate alla rete elettrica. Ciò ha provocato un senso di disorientamento, soprattutto fra i più giovani, che stiamo risolvendo mediante attività non sperimentali preparatorie per il rientro ed incontri scientifici telematici. In quest’occasione abbiamo rispolverato l’attitudine positiva che ci siamo imposti dopo il terremoto che ha colpito L’Aquila, sede della nostra Università, che all’epoca si rivelò fondamentale per un rapido recupero delle attività. Dovendo fare di necessità virtù, questi sono momenti di grande disagio che però fanno emergere l’attitudine costruttiva e mai rinunciataria dei ricercatori, fra i quali bisogna annoverare tutti coloro che sono finanziati da AIRC.
Cosa le ha insegnato questa emergenza e quale opportunità coglie per il futuro?
Quest’emergenza ha ribadito che nella vita e nella ricerca non bisogna mai arrendersi e che in questi tragici momenti si impara a gestire le proprie emozioni, si trovano le soluzioni migliori e si riscoprono le giuste priorità della vita. In questo contesto, sentirsi parte della comunità di scienziati finanziati dall’AIRC mi ha resa più forte e consapevole del privilegio che mi è stato concesso nella selezione dei nostri progetti. L’emergenza mi ha anche insegnato che non bisogna dimenticare che i malati oncologici, già di per sé così fragili, hanno bisogno dei medici e delle cure anche in piena emergenza COVID-19. Un appello quindi affinché gli ospedali e i medici continuino la loro assistenza oncologica e li sostengano clinicamente e psicologicamente. AIRC è in prima linea in questo contesto e noi scienziati siamo con loro.
Le fanno eco le parole di Federico Caligaris Cappio, Direttore Scientifico di Fondazione AIRC: “Durante questa emergenza da molte parti si è sottolineata la fondamentale importanza della competenza, della scienza e della ricerca. È tristemente sbagliato però riconoscerla solo quando si verifica un’emergenza: la ricerca è importante sempre, e la ricerca biologico-medica è essenziale per il futuro di tutti. Nella ricerca non servono atteggiamenti semplicistici né tanto meno scorciatoie, ma soltanto il lavoro impegnativo, difficile, costante dei ricercatori. Il cancro è un esempio lampante: i pazienti oncologici beneficiano oggi dei risultati che la ricerca ha ottenuto grazie a decenni di investimenti fatti anche da AIRC. Quando sarà tornato il sereno occorrerà operare con concretezza e realismo incoraggiando innovazione, collaborazioni interdisciplinari e pronto trasferimento alla clinica perché sappiamo bene che il cancro non aspetta”.
Ed ecco che Airc ha lanciato la campagna “La ricerca ci salverà” per continuare a sostenere, anche in questo periodo segnato dall’emergenza Covid-19, il lavoro dei ricercatori impegnati in prima linea nella lotta ai tumori.
a cura di Giuseppe Ritucci