Sono già 6.400 le sottoscrizioni alla petizione on line “Ryanair, non abbandonare l’aeroporto di Pescara!” creata sulla piattaforma changhe.org [CLICCA]. La notizia dell’abbandono di Pescara da parte della nota compagnia aerea irlandese low cost ha scatenato un vero e proprio tormentone sul web; la decisione non preoccupa solo chi approfittava dei voli per raggiungere le proprie mete turistiche, ma soprattutto chi le usava per lavoro e chi sul turismo in entrata ha basato la propria attività. I destinatari della petizione sono il governatore Luciano D’Alfonso, i rappresentanti della compagnia e i parlamentari abruzzesi.
Anche su Facebook è attiva una pagina che raccoglie commenti e prese di posizione contro la la scelta degli irlandesi [LA PAGINA].
A testimoniarlo è anche la Confesercenti Abruzzo; il presidente Enzo Giammarino parla di 21mila addetti coinvolti nel settore: “In ballo ci sono il presente e il futuro di 9.660 imprese turistiche e di oltre 21.000 addetti. Ci saremmo aspettati una diversa attenzione da parte sia delle istituzioni sia dell’intera rappresentanza economica e sociale, che invece solo in parte ha compreso la gravità di questa partita, come se i posti di lavoro del turismo fossero di serie B rispetto ad altri segmenti. È impensabile che ci sia incertezza sullo scalo con la stagione alle porte”.
Al centro della disputa c’è la tassa sui passeggeri in aumento da 6.50 euro a persona a 9 euro; la Ryanair dopo questa decisione ha annunciato l’abbandono dell’aeroporto di Pescara e di quello di Crotone [LEGGI]. Secondo l’Ansa – che cita fonti del ministero delle Infrastrutture e trasporti – il governo starebbe pensando a una riduzione della tassa d’imbarco che attualmente è stata aumentata “per impegni assunti da governi precedenti”; proprio ieri la compagnia low cost ha aperto a un ripensamento a fronte di un passo indietro sull’aumento della tassa.