Sale a 12 il numero delle vittime della valanga che ha investito l’Hotel Rigopiano di Farindola. Nella notte sono stati ritrovati altri tre corpi senza vita: sono tre uomini. I dispersi sono ancora 17, i superstiti 11.
Le parole di Mario Tinari, papà di Jessica, 24enne vastese ancora dispersa: [GUARDA]
Le ricerche – “Chi lavora in quelle condizioni lavora come se ci fossero da recuperare persone vive. La speranza c’è sempre, perché quegli eventi possono aver dato luogo a situazioni molto particolari”, sottolinea il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio.
E’ il quinto giorno di ricerche ininterrotte. Mercoledì pomeriggio, attorno alle 17, quando 120mila tonnellate di neve e detriti sono precipitate a una velocità, calcolata dal servizio Meteomont dei carabinieri forestali, tra i 50 e i 100 chilometri orari, nell’albergo c’erano 40 persone: infatti, all’elenco si è aggiunto Faye Dame, senegalese una trentina d’anni, regolarmente assunto al Rigopiano, che si trovava nel resort al momento della slavina.
Con i mezzi meccanici si scavano trincee laterali che consentano di aprire altri varchi. Dentro l’hotel, i vigili del fuoco si fanno strada progressivamente. In alcuni casi, è necessario sfondare dei muri per accedere alle stanze. Continua a piovere. Le condizioni in cui lavorano i soccorritori rimangono estreme, rischiose anche per loro. Sono arrivati da tutta Italia per cercare i dispersi.
“Siamo lavorando – ha spiegato Paolo Molinari, del Dipartimento della protezione civile – per realizzare delle trincee e consentire così di intervenire anche dai lati della valanga. Per garantire la sicurezza dei soccorritori, inoltre, sono stati piazzati strumenti per monitorare l’eventuale attivazione di nuove valanghe sul versante sovrastante l’hotel. Si tratta di un radar di origine svizzera collegato a due sirene: una simulazione al computer ha calcolato dislivello, pendenza e tipo di neve, elaborando un modello secondo il quale il sistema darebbe un preavviso di 50-55 secondi prima della valanga”.
Le indagini – Secondo quanto riportato da lastampa.it, il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschiniha dichiarato che è “assodato che fosse zona di valanghe”.
Intanto da alcuni documenti, evidenziati dal Forum H2O Abruzzo, risulta che l’hotel Rigopiano è stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti compresi quelli da valanghe. Lo testimonia la mappa geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale.
La mail – Riguardo alla mail inviata dall’amministratore unico dell’Hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, mercoledì mattina, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, afferma: “Nessuno l’ha sottovalutata per il semplice motivo che io alle 14 avevo incontrato la sorella dei proprietari e avevo dato loro rassicurazioni che entro la serata sarebbe andata una turbina a liberare la strada. Era superata – ha detto Di Marco – Ma ai fini dell’emergenza io alle 13,30 avevo già spedito la lettera al governo nella quale richiedevo aiuto e mezzi per liberare anche quelle zone. Per me è una mail ininfluente: non ci siamo mai fermati. Quanto alla turbina dell’Anas di Penne, quella che poi ha materialmente liberato la strada di Rigopiano nella notte, nel pomeriggio non era ferma ma stava ripulendo la ss 81 che è di competenza dell’Anas, così come la seconda turbina Anas in quelle ore era a Villa Celiera per salvare anziani intossicati dal monossido di carbonio”.