“Nuove opportunità di lavoro vanno create, come è giusto che sia, ma non a scapito di altri lavoratori”. A lanciare l’allarme è Giuseppe Rucci della segreteria provinciale della Fp Cgil. La nuova legge sull’autismo, recepita dalla Regione con la delibera di Giunta numero 437 dell’8 agosto 2017, rischia di provocare riduzioni di personale nelle strutture di assistenza già esistenti in Abruzzo.
“La delibera in questione – spiega Rucci – stabilisce, tra le tante cose, quali debbano essere le nuove figure professionali incaricate di occuparsi delle persone con autismo, in quale misura (minutaggio) e per quale tipologia di struttura (residenziale, semi-residenziale, diurna, ambulatoriale).
Probabilmente, all’approvazione della delibera, non si è tenuto in debita considerazione che esistono strutture preesistenti (come Il Cireneo di Vasto), accreditate da tempo, che, per forza di cose, si troveranno ad avere degli esuberi importanti come impatto sui livelli occupazionali. Stiamo facendo riferimento a persone che da oltre vent’anni si dedicano al mondo dell’autismo; anni in cui si è formata una professionalità sul campo ed instaurato un legame strettissimo con i ragazzi e le loro famiglie.
Queste vite e queste professionalità vanno salvaguardate. Nuove opportunità di lavoro vanno create (come è giusto che sia), ma non a scapito di altri lavoratori, che non meritano di trovarsi in tale situazione.
Le istituzioni competenti (assessorato alla Sanità e Asl) e la politica, cui già da diversi mesi abbiamo segnalato il problema, hanno il dovere di intervenire per sanare questa situazione, sempre nel rispetto della legge. Si era chiesto di farlo intervenendo sulla delibera, o pubblicando, come previsto nella normativa, il bando per la residenzialità in tempi congrui. Sottolineiamo come il bando per la residenzialità possa diventare non solo una opportunità per la salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti, ma permetterà ai tanti ragazzi affetti da autismo, che attualmente sono curati fuori regione, di rientrare con una importante ottimizzazione della nostra spesa sanitaria.
Inoltre, abbiamo chiesto di valutare molti esempi di nuove leggi, attinenti alle problematiche evidenziate, che non vanno a ledere i diritti acquisiti e che esplicitamente recitano: ‘Per tali soggetti, il mancato possesso della qualifica non può costituire, direttamente o indirettamente, motivo per la risoluzione unilaterale dei rapporti di lavoro in corso’. Auspichiamo – conclude Rucci – che a breve ci vengano fornite risposte concrete, tali da evitare, nel breve periodo, aperture di procedure per riduzione di personale da parte delle strutture interessate, con tutte le inevitabili conseguenze negative”.