L’accusa chiede la conferma della sentenza di primo grado: 30 anni di reclusione. La difesa formula l’istanza di escludere la premeditazione e concedere le attenuanti generiche.
Sono queste le opposte richieste formulate alla Corte d’assise d’appello dell’Aquila al termine dell’ultima udienza del processo di secondo grado per l’omicidio di Vasto.
E’ durata cinque ore la discussione, iniziata con la requisitoria del procuratore generale, Pietro Mennini, e proseguita prima con le arringhe degli avvocati di parte civile, Gianrico Ranaldi e Pompeo Del Re, che rappresentano le parti civici (i familiari della vittima, Italo d’Elisa), infine le arringhe dei difensori di Fabio Di Lello, gli avvocati Giuliano Milia e Pierpaolo Andreoni.
In primo grado Di Lello è stato condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Lanciano per aver ucciso a colpi di pistola, il 1° febbraio 2017, Italo d’Elisa, 21 anni. Quest’ultimo, sette mesi prima, aveva investito, all’incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare, la moglie di Di Lello, Roberta Smargiassi, 34 anni, causandone la morte.
Oggi in aula sono stati proiettati i filmati relativi ai due episodi.
Il presidente, Antonio Catelli, ha poi rinviato l’udienza a martedì prossimo, 10 luglio, quando ci sarà spazio per le eventuali repliche delle parti, prima della sentenza.
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