Una lettera al prefetto di Chieti, Giacomo Barbato, ai carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni di Pescara e al procuratore di Chieti, Francesco Testa, “a fronte dell’insufficiente/inesistente fornitura di idonei dispositivi di protezione individuale: camici, calzari, guanti, occhiali di protezione e, in particolare, la grave carenza di specifiche mascherine con filtro FFP2 e FFP3 per il personale esposto con differenti modalità al rischio di contagio da Covid-19″.
L’hanno scritta ieri i rappresentanti sindacali degli operatori sanitari, che avvisano: se non si risolve il problema, le organizzazioni di categoria reputano necessario “agire in ogni modo e in ogni sede ai fini di tutelare al tempo stesso gli operatori e la cittadinanza”.
La referente regionale del Nursing Up, Patrizia Bianchi, e i segretari regionali di Fials, Giordano Di Fiore, Fsi-Usae, Raffaello Villani, e Nursind, Vincenzo Pace, “nell’intento di tutelare il personale sanitario che in questi giorni si trova costretto ad affrontare una situazione di elevatissimo stress psicofisico, legata all’emergenza Coronavirus nei vari nosocomi della provincia di Chieti”, scrivono nel documento, in cui elencano le norme vigenti, “intendono inoltrare formale diffida ad adempiere a fronte dell’insufficiente/inesistente fornitura di idonei dispositivi di protezione idividuale: camici, calzari, guanti, occhiali di protezione e, in particolare, la grave carenza di specifiche mascherine con filtro FFP2 e FFP3 per il personale esposto con differenti modalità al rischio di contagio da Covid-19″. Secondo le organizzazioni sindacali di categoria, i dipositivi di protezione individuale, “anche laddove presenti, in quantità comunque gravemente insufficiente, sono gestiti dall’azienda in maniera distonica rispetto alla sopra elencata normativa, attraverso indicazioni non corrette al personale circa il loro utilizzo o in taluni contesti lacvorativi dove la presenza di pazienti a rischio Covid-19 ormai presenti in maniera significativa o addirittura persino in situazioni di accertata presenza di pazienti Covid, dove l’unico rimedio identificato e fornito risultano essere le normali mascherine chirurgiche assolutamente non idonee” e “addirittura negati in servizi di radiodiagnostica, anch’essi a rischio droplet”.
“Risulta”, scrivono i rappresentanti dei lavoratori, “che il personale che presta servizio presso i presidi ospedalieri, strutture territoriali e servizi di emergenza territoriale 118 dell’azienda Asl Lanciano Vasto Chieti, operi in condizioni che non rispettano gli standard di sicurezza previsti, il tutto con la conseguente possibile messa a rischio della salute degli operatori stessi e degli utenti. Stante l’attuale situazione pandemica, le condizioni di rischio delle lavoratrici e dei lavoratori sono evidentemente inaccettabili, tanto che il contagio di operatori sanitari, visto sinora solo nelle regioni del Nord, adesso sono in misura esponenziale presenti anche sulla nostra azienda, frutto di scellerate indicazioni fornite dalla Direzione strategica aziendale, in primis quella di non effettuare tamponi al personale sanitario neanche di fronte alle indicazioni ministeriali volte a circoscrivere il potenziale contagio, tanto che si è avuta una prima fase di svolta solo dopo le precedenti comunicazioni. Vi chiediamo pertanto di procedere immediatamente alla definitiva risoluzione dei problemi segnalati, al fine di produrre gli indispensabili presupposti di salvaguardia della salute dei singoli operatori e della collettività”.