Sta facendo passi avanti in Abruzzo il processo per la cura con plasma iperimmune dei pazienti che hanno contratto il Coronavirus. Nello Studio interventistico per valutare l’efficacia e la sicurezza dell’immunoterapia passiva con plasma da pazienti Covid-19 guariti, del Centro trasfusionale dell’ospedale di Pescara la principal investigator è la dottoressa Ornella Iuliani. L’ematologa vastese e l’equipe del Centro trasfusionale del Santo Spirito stanno contattando tutti i possibili donatori per procedere nell’avanzamento della cura.
A che punto è il processo di cura con plasma iper immune nella nostra regione?
Innanzitutto è importante sottolineare che il modello abruzzese è probabilmente unico in quanto lo studio che si propone di valutare l’efficacia dell’utilizzo del plasma iper immune nei pazienti affetti da Covid 19 è uno studio di valenza regionale promosso dal Centro Regionale Sangue, che vede il SIMT di Pescara come centro coordinatore e al quale partecipano, con i medesimi obiettivi, anche i servizi trasfusionali delle Asl di Chieti, L’Aquila e Teramo. Siamo molto avanti: Pescara ha già idoneizzato e raccolto il plasma dai primi donatori e siamo quindi pronti a partire con il trattamento dei pazienti.
Quali sono i vantaggi di questo tipo di cura?
Finora non è stato individuato alcun trattamento specifico per la cura dei pazienti Covid+ e, al di là delle terapie attualmente in uso, farmaci specifici per questa malattia sono ancora oggetto di ricerca. L’immunoterapia passiva effettuata con l’impiego del plasma dei pazienti convalescenti (convalescent plasma, CP) rappresenta un’opzione terapeutica promettente nel trattamento delle infezioni da SARS-CoV-2, anche sulla base delle esperienze maturate in passato nel trattamento di altre infezioni virali, incluse SARS, MERS, influenza aviaria ed Ebola. Diversi studi hanno intatti dimostrato, su quelle popolazioni di pazienti, un migliore andamento clinico, una ospedalizzazione più breve e una più bassa mortalità nei pazienti trattati rispetto a quelli che, a pari condizioni, non sono stati trattati con il plasma di pazienti convalescenti. Peraltro presenta un elevato profilo di sicurezza e costi di produzione contenuti.
[ads_dx]Ci sono dei rischi?
In riferimento alla donazione di plasma è importante sottolineare che la plasmaferesi sia una procedura sicura e ben tollerata, che quotidianamente viene eseguita presso i Servizi trasfusionali da personale esperto. I pazienti sottoposti a plasmaferesi devono rispondere ai criteri di idoneità alla donazione che prevedono anche una serie di criteri a protezione e tutela del donatore stesso. Per quanto riguarda invece i pazienti-riceventi, il rischio che generalmente più preoccupa è quello di poter contrarre malattie infettive (rischio infettivologico). Ogni servizio trasfusionale mette in atto diverse procedure per limitare questo rischio, in particolare l’accurata selezione clinico-anamnestetica del donatore secondo la normativa nazionale e l’utilizzo di test di laboratorio ad elevata sensibilità per individuare i virus dell’epatite e dell’HIV. Questi test vengono eseguiti su tutte le donazioni, quindi ogni trasfusione avviene con prodotti controllati e validati. Questo vuol dire che il rischio di infezione virale dovuto alla trasfusione dei componenti di sangue è molto basso. Inoltre il plasma iper immune, prima di essere utilizzato, è sottoposto a “inattivazione”, processo finalizzato alla riduzione dei patogeni che aumenta ulteriormente la sicurezza del prodotto.
Come si procede per le donazione e le cure? Sono coinvolti tutti gli ospedali?
La selezione dei pazienti/donatori e la raccolta del plasma viene effettuata in tutti i Servizi Trasfusionali partecipanti allo studio. Quindi, di fatto, in tutta la nostra regione. Cosi come la somministrazione del plasma ai pazienti. Che però ovviamente viene effettuata nei reparti Covid delle ASL che partecipano allo studio.
È una cura per tutti?
È una terapia che può essere utilizzata su pazienti in condizioni severe e/o in rapida progressione di malattia. Meglio se entro le due settimane dall’esordio dei sintomi e in pazienti che non ancora sviluppano una risposta anticorpale propria. Gli anticorpi virus specifici che vengono somministrati attraverso l’infusione di plasma agiscono aumentando la clearance virale (l’eliminazione del virus) agendo sia direttamente sul virus che sulle cellule infette.
Com’è cambiata la vostra attività clinica durante questi mesi segnati dall’emergenza Coronavirus?
Lavorando in un Centro trasfusionale abbiamo osservato un progressivo calo dell’affluenza dei donatori di sangue. Questo sia per la necessità di dover riorganizzare i flussi di lavoro e dell’utenza in applicazione delle misure di sicurezza per il contenimento del contagio, sia per la comprensibile paura dei donatori stessi di recarsi presso l’ospedale, luogo percepito a rischio di possibile contagio. Questa situazione si è verificata parallelamente all’aumento del numero di ricoveri e alla crescente richiesta di sangue dei pazienti. Fortunatamente nella nostra realtà esiste un rapporto consolidato di fiducia con i nostri donatori che ci ha permesso di superare questo momento di difficoltà e tornare progressivamente alla nostra attività.
Quanto è importante ascoltare attentamente ciò che dite voi medici impegnati in prima linea in questo processo?
Classicamente, in momenti come questo, quando cresce la paura e si vive nell’incertezza, i cittadini cercano risposte e lo fanno attraverso la televisione e i diversi media. Ma le informazioni spesso arrivano da sorgenti non accreditate e ciò causa confusione e la diffusione di notizie false e imprecise. È sempre importante far riferimento a canali di informazione ufficiali. È altrettanto vero, però, che spesso, rispetto alo stesso argomento, si sentano pareri pur sempre accreditati ma discordanti. E anche questo crea confusione in chi ascolta. Colgo questa occasione per ribadire, ancora una volta, l’importanza della terapia con il plasma dei convalescenti. È una terapia a basso costo che non si sostituisce alle altre terapie in uso ma che, anzi, può essere utilizzata in sinergia con esse e che può essere prodotta, anche se con qualche sforzo organizzativo, da tutti i Servizi Trasfusionali.