I due procedimenti diventano un unico processo. Il filone della tragedia di Rigopiano, con 25 imputati, e quello relativo al depistaggio sono stati riunificati oggi dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, che ha anche accolto la richiesta di esclusione presentata dagli avvocati dei responsabili civili: escono così dal processo Presidenza del Consiglio, Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Farindola, che sarebbero stati chiamati eventualmente a risarcire il danno alle famiglie delle 29 vittime del crollo dell’hotel Rigopiano, travolto dalla valanga di neve, fango, detriti e alberi che si staccò dal monte Siella il 18 gennaio del 2017.
Su 40 persone presenti nel resort di Farindola, solo 11 furono estratte vive dalle macerie nei giorni successivi.
Accolta la richiesta di costituzione di parte civile presentata dalla Provincia.
“Dal 31 gennaio, giorno dell’ultima udienza, oggi siamo rientrati in aula dopo quasi 8 mesi”, racconta Mario Tinari dopo l’udienza, in cui le parti sono state dislocate in cinque aule diverse per garantire il necessario distanziamento sociale, suscitando le proteste dell’avvocato dei familiari delle vittime, Romolo Reboa, che ha chiesto al giudice di dichiarare la nullità degli atti perché sarebbe stato “violato – ha sostenuto – il diritto di difesa, dando vita ad un vero processo in un’aula e a processi di serie B nelle altre”, visto che da queste ultime non c’era possibilità di interloquire direttamente con la prima.
Richiesta respinta dal gup, secondo cui, invece, è stato pienamente garantito il diritto di difesa.
Tinari accoglie positivamente la riunificazione: “Non sono un tecnico, ma penso sia meglio così, visto che si risparmia tempo e non c’è dispersione di energie. Però c’è un po’ di delusione per l’esclusione degli enti pubblici che dovrebbero garantirci un ristoro. Dopo 3 anni e 8 mesi di attesa e 7 rinvii, ora i tempi dovrebbero essere più rapidi, visto che il giudice ha disposto udienze ogni quindici giorni, sempre di venerdì; la prossima è fissata per il 2 ottobre. Chiediamo solo giustizia e verità: voglio sapere perché mia figlia non è tornata e di chi è la responsabilità. Non cerco vendetta. Dobbiamo essere fiduciosi per forza, perché lo dobbiamo a quelle 29 persone che ci hanno lasciato”.