Nei giorni in cui fanno il giro del Paese i video di centinaia di persone in coda per intere giornate davanti alle postazioni drive-in, l’Università d’Annunzio di Chieti ha la soluzione per ridurre l’enorme richiesta di tamponi.
Sono innovativi i risultati dello studio, intrapreso a primavera, che consente di riconoscere il primo segnale di Covid-19 negli asintomatici: la perdita dell’olfatto. A sperimentazione terminata, gli esiti sono stati pubblicati di recente su una rivista specializzata, Frontiers in Medicine. E già sono in corso ulteriori approfondimenti affidati a due otorini, il professor Giampiero Neri e il dottor Carlo De Luca.
“Sono a disposizione i primi kit”, dice a Zonalocale il ricercatore vastese Andrea Mazzatenta, corresponding author del progetto. “Sono composti da quattro provette di colore diverso – bianca, verde, gialla e rossa – che contengono una sostanza da annusare”. A ogni recipiente corrisponde una classificazione: se già al primo la persona sente l’odore, l’olfatto è intatto. Altrimenti, a seconda dei casi, può avere un deficit olfattivo lieve, grave o totale. La sostanza da annusare, su cui al momento permane il riserbo, consente proprio questa classificazione. Tutto in due minuti.
I vantaggi sono pratici: “Questo metodo – spiega Mazzatenta – permette di fare uno screening precoce in un periodo, come questo, in cui c’è molta richiesta di tamponi. Così si possono evitare grandi attese e fare il tampone solo se il test olfattivo ha dato esito positivo”. Il kit è prodotto da un’azienda di Pescara. Per le istruzioni, si può scaricare gratis l’app Osp Test [QUI].
Sul suo profilo Facebook, il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, si congratula con gli studiosi della d’Annunzio: “Un risultato davvero eccezionale per la comunità scientifica e per il nostro Paese che dimostra, ancora una volta, come la ricerca italiana sia all’avanguardia di fronte a questa sfida globale”.