Mille tonnellate di rifiuti speciali accatastati illecitamente in un capannone e il Comune rischia di doverli smaltire a proprie spese. Succede nella zona industriale di San Salvo in un fabbricato entrato nel mirino della Procura della Repubblica di Bari.
L’INDAGINE – Nel giugno 2019, i carabinieri del Noe di Pescara hanno posto sotto sequestro la struttura che si trova sul tracciato ferroviario abbandonato, non lontano dall’area-parcheggio dei tir. All’interno del capannone qualcuno aveva stoccato illecitamente una quantità enorme di rifiuti speciali in gran parte riconducibili al codice Cer 191212, “altri rifiuti, compresi materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti”.
[ant_dx]Ad accorgersi di quanto stava avvenendo nel fabbricato pare sia stato il proprietario che lo aveva affittato a una ditta non del posto. Sulla vicenda giudiziaria trapelano pochissimi particolari, le indagini della procura pugliese sono ancora in corso.
Mentre il procedimento penale va avanti, però c’è il problema della rimozione dei rifiuti e seguente bonifica: le balle sono così numerose, “accatastate in precario equilibrio”, che in altezza “pareggiano quella del capannone” si legge nella perizia del consulente della Procura della Repubblica di Bari. La stima fatta dallo stesso (basandosi sulla dimensione del capannone) parla di una quantità che si aggira tra le 800 e le 1000 tonnellate per una volumetria complessiva di 1000 metri cubi di rifiuti solidi urbani senza alcun trattamento.
LO SMALTIMENTO – I carabinieri del Noe nell’ottobre del 2019 hanno invitato il sindaco Tiziana Magnacca a emettere apposita ordinanza di bonifica, l’ente inizialmente ha replicato spiegando che non c’erano le condizioni per attivare tale procedura a causa delle carenze informative sulla natura dei rifiuti. Così, dopo la successiva perizia, il comando Noe ha confermato “l’obbligo, da parte del sindaco di San Salvo, di emissione di ordinanza sindacale finalizzata alla rimozione dei rifiuti speciali stoccati illecitamente” nei confronti del proprietario del capannone.
L’atto è stato così firmato nell’aprile dello scorso anno, questo non è stato né impugnato né assolto dal proprietario dello stabile, così l’obbligo di sanare una situazione non salutare è tornato in capo all’ente pubblico.
Secondo l’analisi di mercato del Comune, rimuovere e smaltire quelle balle costerebbe almeno 200mila euro, somma che rischierebbe di lievitare ulteriormente considerando il necessario piano di caratterizzazione dei rifiuti e le altre operazioni preliminari.
Così, la giunta sansalvese, con apposita delibera, si è rivolta alla Regione chiedendo un contributo economico per le operazioni ed evitare aumenti in bolletta; il Comune poi agirà in rivalsa nei confronti del privato per tutte le spese sostenute.
“Le somme spese per lo smaltimento andrebbero inserite nel Piano Economico Finanziario della Tari il che si tradurrebbe in un costo maggiore in bolletta – dice a zonalocale.it il sindaco Magnacca – Ho interloquito con il ministero dell’Ambiente che mi ha detto che le Regioni dovrebbero riservare un fondo per circostanze simili. Dal confronto con la Regione Abruzzo ho ricevuto l’assicurazione che ci daranno una mano. È una situazione da bonificare nonostante non ci siano rifiuti pericolosi. Aspettiamo fiduciosi il loro sostegno”.