Nelle settimane in cui, in provincia di Chieti, i rubinetti di diversi comuni sono tornati a rimanere a secco a causa di guasti alle condotte principali, il Wwf lancia un allarme: “A dieci anni dal referendum l’acqua è ancora a rischio privatizzazione”.
Il nuovo “no” pronunciato dai vertici regionali dell’organizzazione ambientalista “viene dal disegno di legge delega sulla concorrenza varato dal governo che prevede all’articolo 6 una procedura che spinge le amministrazioni pubbliche verso l’affidamento ai privati del servizio idrico attraverso un meccanismo disincentivante della gestione diretta che diventerebbe residuale rispetto alla privatizzazione”, afferma il Wwf Abruzzo. “Le stesse condizioni (proposte dall’Italia e non imposte dall’Europa) che hanno determinato l’assegnazione dei fondi europei del Next generation Europe destinati al Pnrr, poi, spingono verso una riforma della gestione dei servizi pubblici (acqua, rifiuti, eccetera) tutta indirizzata verso il mercato”.
“A poco più di 10 anni dal referendum contro la privatizzazione, il tema della gestione dell’acqua è di nuovo al centro dell’attenzione e purtroppo nuovamente per mire speculative”, sostiene il vicepresidente del Wwf Italia, Dante Caserta. “La grande vittoria nel referendum del 2011 viene rimessa in discussione da una politica che guarda ancora a modelli di neoliberismo spinto che francamente credevamo superati. È necessario l’impegno di tutte le amministrazioni comunali e dei parlamentari affinché nella discussione che ci sarà in Parlamento sul disegno di legge delega sulla concorrenza, l’articolo 6 venga stralciato”.
“Sul punto – aggiunge Filomena Ricci, delegata Wwf Abruzzo – invitiamo le amministrazioni comunali abruzzesi ad approvare, come proposto dal Forum dei Movimenti per l’Acqua in tutta Italia, delibere consigliari con la chiara richiesta di eliminare dalla legge sulla concorrenza l’articolo 6 e il suo contenuto a favore della privatizzazione. Solo facendo sentire forte la voce del popolo dell’acqua come fu nel 2011 si riuscirà ad arginare la privatizzazione dell’acqua. Al contempo seguiremo il percorso di riforma del servizio idrico integrato che la Regione Abruzzo sta portando avanti e invitiamo l’assessore Imprudente ad aprire un confronto con la società civile e le associazioni. Gli evidenti limiti mostrati dalle società per azioni che gestiscono l’acqua in Abruzzo devono spingere tutti a lavorare verso una reale gestione pubblica e partecipata dell’acqua, bene comune per eccellenza su cui non si può fare mercato”.
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