La frana del terreno di scavo della terza vasca del Civeta sotto sequestro finisce nelle indagini dei carabinieri del Noe di Pescara. L’inchiesta è quella della Procura della Repubblica che ha portato all’apposizione dei sigilli all’invaso gestito dalla Cupello Ambiente nel marzo scorso.
Da ieri, i militari sono al lavoro in Valle Cena, per acquisire i dati topografici della condizione attuale della collina e della massa in movimento con un apposito scanner.
L’ingente quantità di terreno è stata accumulata durante la fase realizzativa della vasca da 450mila metri cubi sulla sommità della collina. Uno di questi accumuli ha iniziato a franare dopo poco tempo invadendo i terreni agricoli privati e arrivando fino alla strada sottostante.
[ant_dx]Il proprietario di uno dei terreni è del cittadino cupellese Alfonso Bellano che si è ritrovato il proprio campo diviso in due dalla colata di terra argillosa senza avere più la possibilità di coltivarlo o anche solo accedervi con i mezzi agricoli [LEGGI].
Il sopralluogo si è esteso anche al polo tecnologico e alla discarica. Le indagini sono volte a fornire precisi riscontri strumentali alle ricostruzioni dei Ctu incaricati.
Una volta terminata l’acquisizione dei dati, la documentazione sarà consegnata al procuratore capo Giampiero Di Florio che valuterà se ci sono state irregolarità nella gestione del terreno di scavo.
Al conferimento di rifiuti da fuori regione (circostanza principale che ha fatto scattare i sigilli), alla qualità dubbia dell’immondizia accatastata, agli incendi che hanno colpito a più riprese la vasca e alla geomembrana danneggiata da fuoco e smottamenti, quindi si aggiunge anche quest’ultimo aspetto da approfondire nella gestione della terza vasca.